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Oltrepò Pavese, le vie del gusto

Un’atmosfera rilassata e ben trentasei vini Doc. Una cucina tradizionale che affonda le radici nella storia.

Procedendo da Milano in direzione Sud, il viaggiatore che supera il Po entra in un territorio mosso e rigoglioso, fresco d’estate e mai rigido d’inverno. 

L’Oltrepò Pavese un tempo era principalmente terra di agricoltura e vita di campagna e, negli ultimi anni, è diventato un buen retiro per intellettuali e artisti in fuga dalla città, che lo scelgono per i momenti di relax e per alimentare la propria creatività.  I suoi magnifici paesi, come Varzi o il borgo medievale di Fortunago, tra i più belli d’Italia, meritano una visita; mentre gli amanti del relax apprezzeranno una sosta rigenerante a Salice Terme.

L’Oltrepò è terra di dolci colline ricoperte dai vigneti, punteggiate da castelli medievali che oggi sono a volte residenze di charme, altre affascinanti vestigia del passato. Una terra di quiete e cibo per l’anima e il corpo. Il segreto del successo di quest’area sta scritto chiaramente sulla targa che accoglie gli ospiti di uno degli agriturismi genuini e ruspanti della zona: Hic manebo optime (qui si sta benissimo, insomma), uno stato di grazia che ha a che fare con il paesaggio, l’aria pulita e la vista sulla pianura, ma anche con il buon cibo e l’ottimo vino.

Sono infatti trentasei i vini Doc della zona, principalmente da uve Croatina, Barbera per i rossi e Riesling e Moscato per i bianchi. C’è anche l’ottimo Oltrepò Spumante Metodo Classico Docg, prodotto con uve Pinot nero, Pinot grigio, Pinot bianco e Chardonnay. Questi colli, dove la vite trova un ambiente ideale, producono infatti tre quarti di tutto il Pinot Nero d’Italia.

La cucina tradizionale ama la carne: uno dei prodotti tipici più noti è il Salame di Varzi DOP che nacque quasi duemila anni fa, quando i Longobardi risolsero così il problema di nutrirsi durante i loro spostamenti in un continente dal clima irrigidito e dalle poche risorse. La sua unicità dipende da una peculiarità unica tra gli insaccati: è prodotto con tutte le parti del maiale, anche quelle “nobili” che altrove diventano prosciutti o vengono consumate fresche.
 

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