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Giardino botanico di Pietra Corva
Il Giardino di Pietra Corva, compreso amministrativamente nel comune di Romagnese in Oltrepò Pavese, è ubicato nel cuore del Sito di importanza comunitaria Sassi Neri-Pietra Corva, sul versante orografico destro della Val Tidone, a 950 m di altitudine, sulle pendici del Monte Pietra di Corvo, suggestivo e dirupato affioramento di scura roccia vulcanica che si erge sino a 1070 m.
Lasciato il centro abitato di Romagnese, si procede in direzione della frazione Grazzi, superata la quale si raggiunge, in auto o in pullman, l’ampio piazzale adibito a parcheggio, ove sorge un confortevole "punto di ristoro". Infine, salendo un breve sentiero, si giunge di fronte alla rustica e caratteristica cancellata che immette al giardino.
Al di là, tra conifere e faggi, si snoda un dedalo di piccoli sentieri tra aiuole e roccere, percorrendo i quali si possono ammirare innumerevoli piante che trovano dimora negli anfratti e nelle nicchie delle rocce.
Sotto il profilo didattico educativo il Giardino di Pietra Corva si presta a diventare meta ottimale per gruppi con interessi naturalistici. La bellezza del luogo, l’impatto estetico, la ricchezza di forme e di colori lo rendono meta consigliabile per escursioni e gite; il visitatore potrà pertanto unire al piacere di una passeggiata nel verde dei boschi la possibilità di osservare piante rare o provenienti da luoghi lontani.
Cosa osservare:
Chi si accinge a visitare per la prima volta il Giardino di Pietra Corva certamente troverà qualche difficoltà nell’intuire i criteri della sua organizzazione: le specie presenti non sono distribuite seguendo una sola linea di intervento, ma la loro ubicazione risponde ad esigenze ecologiche, oppure ad un raggruppamento sistematico o geografico.
Ci sembra opportuno quindi individuare una visita ipotetica, lasciando tuttavia all’interesse e alla fantasia di ciascun visitatore la possibilità di approfondire le eventuali tematiche indotte dalla visita o di scegliere percorsi legati ai propri interessi.
Il sentiero di entrata conduce di fronte all’edificio adibito a foresteria ed al centro visita.
Sul lato destro la superficie del giardino è quasi pianeggiante ed ospita numerose aiuole e roccere, un suggestivo stagno popolato da varie specie di anfibi, il vivaio; a sinistra il sentiero principale sale dolcemente e conduce alla porzione più elevata, dove su ghiaioni e rocce serpentinose, calcaree e silicee, vivono molte piante alpine.
Un sentiero all’interno della faggeta, collega, nella zona alta, le due parti.
Iniziamo l’ipotetica visita percorrendo il vialetto d’entrata in un sottobosco di rododendri (Rhododendron ferrugineum).
Giunti di fronte al "rifugio" giriamo a destra.
Al termine del percorso si consiglia una visita al piccolo museo didattico annesso al rifugio; esso illustra le particolarità più interessanti del giardino ed inoltre descrive, con pannelli didascalici e piccoli diorami, l’ambiente collinare e montano dell’Oltrepo Pavese e piacentino.
Come è nato:
La storia di questo giardino è strettamente legata all’indimenticabile figura del Dott. Antonio Ridella, valente veterinario e cinofilo, ma anche naturalista e grande appassionato di botanica, che attorno al 1960 elaborò l’idea di creare un giardino botanico in questo lembo di territorio montano.
L’amore per la botanica aveva accompagnato il Dott. Ridella fin dai tempi dell’Università e si era affinato nel tempo durante i suoi numerosi viaggi di esplorazione su Alpi, Carpazi, Pirenei e Ande, ove aveva potuto ammirare la bellezza delle piante di alta quota nella molteplicità dei loro adattamenti. Esperienze ricche ed irripetibili che raccontava agli amici e soprattutto ai bambini; racconti sicuramente colmi di passione ma insufficienti a descrivere ciò che aveva osservato. Via via si delineò così il progetto di un giardino dove raccogliere le piante di montagna affinchè le stesse potessero essere mostrate ad un pubblico interessato.
La realizzazione richiese molta fatica, il progetto era insolito e, per parecchi anni, poche persone lo aiutarono in un’impresa apparentemente irrealizzabile. Determinante a quel tempo fu il contributo del giovane giardiniere Cesare Soffritti che, non solo lo accompagnò nelle innumerevoli escursioni alla ricerca di piante spontanee da introdurre nel giardino, ma fu soprattutto colui che, operativamente, allestì le aiuole, le roccere e i percorsi interni al giardino stesso.
Un piccolo stagno ed alcune aiuole delimitate da tronchi, qualche piantina sparsa qua e là tra i grandi massi, così appariva il giardino nei primi tempi della sua costruzione. La realizzazione definitiva richiese ancora parecchio tempo. Negli anni successivi vennero infatti introdotte numerose specie raccolte in natura o ricevute in scambio da altri giardini botanici.
Dopo tanta fatica e sacrifici da parte di questi due personaggi, tra loro così diversi ma complementari, il Giardino venne aperto ufficialmente al pubblico nel 1967. Il Dottor Ridella purtroppo morì improvvisamente nel gennaio del 1984, lasciando in eredità a quanti lo avevano aiutato a realizzare questo suo sogno l’impegno di continuare.
In quest’ultimo periodo il Giardino fu interessato da un notevole sviluppo: furono ampliate le collezioni botaniche, ricostruiti habitat e allestite nuove aiuole e roccere, e soprattutto incrementati i rapporti con altri giardini italiani e stranieri; in questa fase si predispone il Catalogo dei semi (Index seminum) al fine di consentire lo scambio di semi con circa 400 Giardini ed Orti botanici di tutto il mondo. Viene in seguito ristrutturata la foresteria e furono realizzate nuove ed importanti strutture quali il Centro Visita e il Centro Studi dell’Appennino Settentrionale.
Attualmente il Giardino di Pietra Corva è gestito dalla Provincia di Pavia attraverso una convenzione con il comune di Romagnese e la Comunità Montana Oltrepò Pavese.
Orari
Il giardino Botanico di Pietra Corva è aperto al pubblico secondo il seguente calendario:
Tutti i sabati e le domeniche di giugno, luglio e agosto e settembre dalle 10 alle 17
Saranno inoltre organizzate visite guidate, laboratori e attività esperienziali nell’ambito di due specifici pacchetti didattico-divulgativi, curati rispettivamente dal Sistema Museale Oltrepò nell’ambito del Progetto Oltrenatura e dalla Rete degli Orti Botanici della Lombardia .
Per informazioni: paolo.losio@provincia.pv.it (dal lunedì al venerdì)
Il Giardino riapre al pubblico in un momento di profonda trasformazione, sia dal punto di vista strutturale, sia dal punto di vista ecologico. I profondi cambiamenti climatici registrati negli ultimi anni (forte aumento delle temperature sia estive sia invernali, drastica riduzione delle precipitazioni nevose e piovose) hanno infatti sottoposto a forte stress le collezioni del Giardino.
Pertanto, gli enti gestori (Provincia, Comune e Comunità Montana) hanno predisposto un programma di ristrutturazione espositiva che mira a sostituire alcune delle storiche collezioni ormai esauste con accurate riproduzioni degli ecosistemi dell’Appennino settentrionale. Inoltre è stato completamente ristrutturato il centro visite, con l’installazione di postazioni multimediali finalizzate a fornire informazioni non solo sulle collezioni del giardino, ma anche sulle tematiche ambientali più attuali e sul complesso degli ecosistemi del territorio.
Ogni aiuola è stata dotata di un codice QR, scansionando il quale si viene reindirizzati ad un apposito sito internet contenente la descrizione delle specie presenti e del contesto in cui sono collocate. Per usufruire del servizio è sufficiente attivare liberamente la connessione wi-fi all’hotspot del Giardino, ovvero richiedere l’utilizzo di tablet già formattati per la connessione e disponibili presso il centro visite.
Il tutto nell’ottica di rafforzare il ruolo del Giardino quale Centro Studi dell’Appennino settentrionale, fino a renderlo una vera e propria porta d’ingresso al territorio: a questo scopo è stato affidato alla Rete degli Orti Botanici della Lombardia il compito di attuare un programma di eventi mirati (divulgativi, didattici ed esperienziali) destinati ad accompagnare i visitatori e ad approfondire la loro conoscenza di specie, habitat ed ecosistemi tipici dell’Appennino settentrionale.
Allegati
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