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Itinerario sulle tracce di San Colombano
L’itinerario sulle tracce di San Colombano inizia al confine con la Svizzera in località Castasegna, nella Val Bregaglia. Seguendo le direttrici del fiume Mera, del lago di Como lungo il Sentiero del Viandante e infine dell’Adda giunge a Cassano d’Adda; da qui prosegue lungo il Naviglio della Martesana per raggiungere Milano.
Da Milano si percorrere il Naviglio Grande fino ad Abbiategrasso e poi il Naviglio di Bereguardo e il Sentiero Europeo E1 fino a Pavia.
Da Pavia il tracciato segue parte della Via Francigena fino a Spessa, dove si attraversa il fiume Po, e risale i rilievi collinari dell’Oltrepò Pavese lungo la Via della Traslazione di San Colombano e di parte della Via degli Abati per giungere infine a Bobbio.
L’intero itinerario è lungo 320 km ed è suddiviso in 17 tappe.
Su questa distanza, l'itinerario sulle tracce di San Colombano, è parte della variante appenninica della Via Francigena e ricalca lo storico percorso che, passando per l’Oltrepo Pavese orientale, conduceva nel modo più diretto da Pavia a Bobbio (PC), sede della celebre abbazia fondata nel cuore dell’Appennino, all’inizio del VII secolo, dall’abate irlandese San Colombano.
Sorto in età longobarda, l’itinerario era largamente seguito da monaci, dignitari e pellegrini nelle frequenti comunicazioni tra la capitale del regno, Pavia, e l’importante centro culturale e monastico bobbiese, conosciuto anche come la Montecassino del Nord. In pari tempo la via rappresentava anche la prima parte dell’itinerario medievale che da Pavia, attraverso Bobbio e l’Appennino, raggiungeva Pontremoli assicurando il collegamento tra la Langobardia ed i domini longobardi della Tuscia ed anticipando l’avvento della Via Francigena.
Nelle antiche storie di queste terre si legge che Colombano e i suoi monaci, nel loro paesaggio di evangelizzazione, promossero l’alfabetismo e l’istruzione, anticipando il concetto di una singola entità Europea, unita dalle comuni radici Cristiane che superasse le individuali barriere etniche e culturali. La "regola colombaniana" infatti, a differenza di quella benedettina, non era dedita solo alla preghiera e al lavoro dei campi, per la coltivazione dei quali destò l'ammirazione per lo zelo e le misure agricole adottate dai monaci, ma anche all'istruzione e all'assimilazione della conoscenza, che hanno lasciato un segno nella nostra storia individuale e collettiva.
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